Advaita, “non duale”, è una parola sanscrita che oggi, soprattutto negli Usa, va assai di moda. Ci sono in giro un sacco di nuovi guru e Maestri con la “M” maiuscola che parlano della loro “Realizzazione Advaita”, della loro “identificazione con il Vuoto” e via discorrendo. Sembra che improvvisamente il mondo si sia riempito di illuminati, ansiosi di trasmettere agli esseri senzienti il meraviglioso segreto della Beatitudine Eterna che loro hanno, o avrebbero raggiunto, seguendo gli insegnamenti di Śaṅkara , il riformatore dell’Induismo, padre riconosciuto della filosofia chiamata, appunto, Advaita Vedanta. Bello. Solo che le elucubrazioni di molti degli studiosi, maestri e filosofi che ho conosciuto negli ultimi anni mi pare abbiano poco a che vedere con gli insegnamenti di Śaṅkara Bhagavadpada, Alcuni trasformano l’Advaita Vedanta in una specie di nichilismo idealista, per cui niente di ciò che si vede e si tocca ha esistenza propria, tutto è vuoto, tutto è un'illusione ecc. ecc. Altri, suggestionati forse da alcune teorie del Neoplatonismo e del Buddhismo Theravada, considerano il corpo un.
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